Intervista condotta da Archimede Tentindo – Maggio 2013
A.T.) Potresti dirci come sei diventato discepolo di Master Wong Shun Leung?
J.S.) E’ stato durante il 1991 che sono andato ad Hong Kong in prossimità del Qing Ming Festival. Ero abbastanza fortunato da avere una lettera di introduzione dal mio buon amico David Peterson, la quale diedi immediatamente a Wong Shun Leung. Dopo che ebbe letto la lettera, gli porsi una bottiglia del suo vino preferito. Egli poi procedette a farmi un caffè e parlammo per un po’. Tutto quello che è successo dopo è storia.
A.T.) Come e perchè Wong Shun Leung ti diceva di allenare l’esercizio Laap Sau?
J.S.) Laap Sau era insegnato nella scuola di Sifu. Ma non veniva data un’importanza enorme ad esso. Con questo voglio dire che poteva essere fatto forse una volta durante la lezione. Il Chi Sau e gli esercizi di base erano allenati più consistentemente. Sifu spiegava che, semmai ci si dovesse trovare in una posizione bong sau, aveva un senso logico formare Laap Sau in questo modo. Il senso è quello di recuperare da una posizione bong sau. Questo è il modo di allenare Laap Sau.
A.T.) Quale genere di mentalità apprezzi in uno studente di Ving Tsun?
J.S.) Il genere di mentalità che desidero in uno studente è l’onestà e la lealtà, unite alla capacità di lavorare duramente. Il Ving Tsun non dovrebbe essere visto come un’arte marziale per persone pigre, ma come un’abilità che bisogna sviluppare col tempo. E’ infatti un approccio fatto di lacrime di sangue e sudore.
A.T.) Quali sono le chiavi dell’efficacia nel Ving Tsun?
J.S.) Gli elementi chiave consistono nell’ allenare un gomito che sia ben connesso con una forte cintola. Questo conseguentemente assicurerà una connessione di tutto il corpo. Il pugno necessita di essere allenato, affinché questa sia la chiave dell’eccellenza in combattimento. Assicurarsi sempre che i gomiti siano sempre diretti verso il centro del avversario. Sifu era solito avviare i suoi seminari col concetto del Lat Sau Jik Jung. Molte persone non capiscono o comprendono questo concetto. E’ un grilletto per assicurarci che il nostro attacco colpisca il nostro nemico. Il Chi Sau deve essere allenato in modo approfondito e una volta che questo è capito, l’intera filosofia del combattimento viene compresa. Non andremo mai a combattere con l’idea di fare chi sau, ma con quella di colpire il nostro avversario. Sifu diceva che ci sono tre livelli di eccellenza nel combatimento: Il più basso è quello di parare e poi tirare il pugno; il successivo livello consiste nel parare e dare il pugno allo stesso tempo ed il migliore in assoluto è quello di colpire continuamente l’avversario.