Formatosi sotto la guida diretta del Gran Maestro Yip Man, Wong Shun Leung è stato uno dei maggiori esponenti del Wing Chun, riconosciuto universalmente come il più forte combattente del clan di Yip Man per le sue indiscusse vittorie nei numerosi “beimo” sostenuti ad Hong Kong. I “beimo” (prove di abilità) erano combattimenti senza regole nè restrizioni, ingaggiati sui tetti o nei vicoli della Hong Kong degli anni passati. Non avevano niente a che vedere con le risse da strada tra attaccabrighe a cui si potrebbe facilmente pensare, bensì erano una tradizione molto sentita tra i praticanti di Kung Fu. Le cause più frequenti erano le sfide tra esponenti di scuole diverse di Arti Marziali che coinvolgevano i combattenti più temerari e quotati, con il duplice scopo di mettere alla prova sè stessi e di portare onore al proprio clan. Fin da subito Yip Man, parlando con il suo allievo più anziano Leung Sheung, disse che il giovane Wong sarebbe in breve diventato famoso ad Hong Kong per il suo Wing Chun. La predizione di Yip Man si avverò infatti ben presto nell’ambito della comunità marziale di Hong Kong ma Wong Shun Leung era destinato a divenire famoso anche in quella internazionale, grazie alla sua successiva opera di insegnamento attraverso il mondo, cui si dedicò per 40 e più anni. Quando si parlava di “beimo”, il nome di Wong Shun Leung era il primo che nell’ambiente veniva citato con sentito e meritato rispetto, per gli innumerevoli combattimenti sostenuti e vinti contro praticanti di diverse discipline. Ma quello che più sbalordiva era la velocità con cui li concludeva. Non gli era quasi mai necessario superare il terzo pugno per mettere K.O. l’avversario. Tutto ciò lo portò ad essere notato anche dalla stampa locale che con interesse seguiva e documentava i suoi successi. Wong Shun Leung era stato così soprannominato “Gong Sau Wong” che significa “re del parlare con le mani” (in cinese la parola “wong”, scritta in un altro modo, significa anche “re”) divenendo a pieno titolo una leggenda del Kung Fu, “The King of the challenge match” per i giornalisti occidentali. Il Wing Chun attraverso l’opera di Wong Shun Leung è stato portato ad un livello ancora più alto di quello che già era. L’approccio corretto allo studio di un’arte deve mirare a far diventare lo studente un maestro dell’arte e non un suo schiavo. In quest’ottica attenta e costruttiva, Wong Shun Leung metteva in pratica nei combattimenti gli insegnamenti ricevuti e qui li testava, li verificava sul campo e li acquisiva nel suo “vivere” il Wing Chun. Con il suo Maestro discuteva dei risultati ottenuti attraverso il suo singolare modo di studiare il Wing Chun e il G. M. Yip Man gli riconosceva la validità e la correttezza delle intuizioni che aveva, tanto da modificare alcuni aspetti del sistema. I concetti ed i principi del Wing Chun hanno trovato la loro naturale espressione in quest’uomo che aveva la rara capacità di concretizzare e finalizzare ogni azione (propria e/o dell’avversario) al risultato. Questo significa che per realizzare l’obiettivo di colpire invece di essere colpiti, la cosa migliore è attaccare rispondendo ad un attacco, perchè sia lo stesso avversario a decidere, attraverso le sue azioni, dove sarà colpito. Il Wing Chun non insegna tecniche specifiche in risposta alle diverse possibilità di attacco, non può esserci nulla di prestabilito in un combattimento. Quello che invece è possibile fare è mettere in pratica i principi del sistema che insegnano a colpire percorrendo la strada più breve, nel modo più veloce e nel momento più appropriato. Il movimento del corpo umano è regolato da leggi biomeccaniche e fisiologiche. Non è possibile prescindere da queste regole soprattutto in una situazione di pericolo per il proprio corpo, perchè queste regole fanno parte della natura umana. è su questi principi che sono costruite, nei minimi dettagli, le posizioni e le tecniche del sistema. Il Wing Chun padroneggia in maniera scientifica questi concetti e li applica utilizzando, nella giusta dose, gli altri ingredienti necessari per vincere un avversario. Non occorre cioè usare più forza di quella che arriva, non serve neanche opporvi resistenza e tantomeno interromperla, bloccandola. È il corretto assetto delle angolazioni del corpo che permette di dirigere questa forza nel vuoto ed innescarne contemporaneamente una nuova dentro il corpo dell’avversario. Il principio che viene così applicato è quello conosciuto con il nome di “Lat Sao Jic Chun” secondo il quale un colpo, quando è libero di passare, parte verso il bersaglio e quando non lo è, resta con l’acceleratore premuto pronto a scattare non appena la strada si libera. Praticanti di Arti Marziali venivano da tutto il mondo a Hong Kong per chiedere a Wong Shun Leung di poter imparare. Ai suoi allievi ha tramandato il suo metodo di insegnare il Wing Chun che si fonda sull’esperienza reale e concreta acquisita nei combattimenti da strada. Non c’è spazio nè tempo disponibile per ciò che non è essenziale e funzionale. Oggi la scuola di Wong Shun Leung è più viva che mai grazie ai numerosi seguaci dei suoi insegnamenti e tuttora quello che più colpisce è il sentimento diffuso di gratitudine e rispetto verso questo grande Maestro. Numerose sono le testimonianze documentate che ricordano la vita di questo “Wing Chun man” a cui sempre seguono manifestazioni di riconoscenza e apprezzamento. L’insegnamento del Wing Chun di Wong Shun Leung è l’impegno che Archimede Tentindo ha fatto suo attraverso la costituzione di un’associazione, la OMEGA (Organizzazione Marzialisti E Gong-Fu Amatori) che ha voluto proprio per far vivere e far conoscere la tradizione di questo grande Maestro. Da tempo ormai è assistito da numerosi allievi che divenuti istruttori continuano sotto la sua guida a tramandare il Wing Chun di Wong Shun Leung.
Francesca Vaino